La necessità di una copertura mediatica equa, la lotta contro pregiudizi e stereotipi, Il potere trasformativo del giornalismo.
Nella società odierna, il giornalismo svolge un ruolo fondamentale nel plasmare l’opinione pubblica. Non è solo uno strumento per informare il pubblico, ma ha anche il potere di influenzare i nostri atteggiamenti e le nostre percezioni su vari temi, compresi quelli sensibili come razza, etnia e orientamento sessuale. Tuttavia, a volte, questa influenza può alimentare pregiudizi e stereotipi negativi, piuttosto che incoraggiare una comprensione e un rispetto più profondi.
Un esempio lampante di questo problema è quando i mezzi di comunicazione mettono in risalto l’etnia o la nazionalità di un sospetto nel titolo di un articolo su un crimine. Se un cittadino italiano commette un furto, spesso l’attenzione è posta sull’atto in sé piuttosto che sulla sua origine.
Tuttavia, se l’autore o il presunto autore ha anche solo una piccola percentuale di DNA straniero, l’etnia o la nazionalità viene subito evidenziata. Così nascono i titoli del tipo “Tunisino rapina banca” o “Moldavo ruba nella casa”.
Questo non solo è un comportamento scorretto, ma è anche contrario a quello che viene insegnato nei corsi di giornalismo. Le implicazioni di tali pratiche vanno ben oltre il singolo articolo: esse rafforzano e perpetuano gli stereotipi negativi, creando un clima di diffidenza e paura.
Analogamente, molti lavori sono spesso vittime di un trattamento razzista. Prendiamo per esempio il lavoro del giostraio, un mestiere onesto che però, a causa della copertura mediatica, viene spesso associato alla criminalità.
Il problema si estende anche all’omofobia. Se un ragazzo viene aggredito e si scopre che è gay, l’orientamento sessuale della vittima diventa spesso l’oggetto della copertura mediatica, dando l’impressione che l’omosessualità sia la causa dell’aggressione. Questo tipo di narrativa non solo stigmatizza l’omosessualità, ma induce anche la comunità LGBTQ+ a vivere in un clima di paura e a difendersi, quando il problema principale è la violenza e l’intolleranza.
La domanda che sorge spontanea è: cosa succede quando un giostraio tunisino gay commette un crimine? Secondo l’approccio giornalistico attuale, questo sarebbe un argomento di primo piano per anni.
Ma c’è un altro modo di fare giornalismo? La risposta è un sonoro sì. Il giornalismo dovrebbe puntare a fornire un’informazione equa, imparziale e senza pregiudizi. Le scelte editoriali dovrebbero evitare di fomentare stereotipi negativi o discriminazioni. L’etnia, l’origine nazionale, l’occupazione o l’orientamento sessuale di un individuo non dovrebbero essere utilizzati come meccanismo per attirare lettori o spettatori.
Per cambiare il mondo, dobbiamo iniziare cambiando il modo in cui facciamo giornalismo. Dobbiamo promuovere un giornalismo che rispetti i principi di equità, imparzialità e responsabilità. Solo allora possiamo sperare di creare una società più tollerante e accogliente.
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