Il cosplay ha preso un diverso significato in questi ultimi anni, un mondo, una passione è cambiata del tutto…
Mi chiamo Donovan Rossetto e sono stato all’interno di queste manifestazioni centinaia di volte, ma fin da subito, dalla prima volta, ho notato qualcosa che non andava e sono arrivato alla conclusione che le fiere cosplay andrebbero chiuse.
Cosplayer, termine che significa giocare in un ruolo con l’aiuto di un costume, interpretare un personaggio di fantasia in occasioni dedicate.
Pensate che un personaggio dei videogiochi o dei fumetti, passi ore a vendere il proprio corpo su siti web dedicati agli adulti? Pensate che personaggi anime si divertano a bullizzare in gruppo nei social? Assolutamente no.
Ecco perché il cosplay ha preso una strada completamente sbagliata negli ultimi tempi, soprattutto in Italia.
Per farvi capire a fondo il concetto bisogna che vi spieghi bene che mondo era, come è cambiato e perché bisogna stare alla larga, ora perlomeno, da queste manifestazioni in maschera.
Come nasce il cosplay?
Il cosplay è un’attività molto più antica di quanto la maggior parte delle persone creda.
La pratica iniziò alla fine degli anni ’30, quando un uomo americano di nome Forrest J. Ackerman si presentò a una convention di fantascienza in abiti futuristici.
Non era vestito come un personaggio specifico ma ha cercato d’incanalare l’atmosfera del genere a cui era dedicata la convention.
La sua idea prese piede e presto le convention si riempirono di persone in costume. Quelli con costumi particolarmente fantastici hanno vinto premi per i loro sforzi.
Nel 1984, Nobuyuki Takahashi, il fondatore di uno studio di anime chiamato Studio Hard, viaggiò dal Giappone a Los Angeles, in California, per dare un’occhiata a una convention di fantascienza chiamata WorldCon .
Lì, ha incontrato la fiorente scena in maschera, in cui le persone non solo si sono vestite come i loro personaggi preferiti di spettacoli come Star Trek e Star Wars , ma li hanno anche rievocati.
Takahashi portò questo concetto con sé in Giappone, ma lo chiamò kosupure , o gioco in costume.
La traduzione giapponese di Masquerade implicava aristocrazia e quindi non descriveva ciò che vide al WorldCon.
La parola è stata infine adattata a “cosplay” e Takahashi ha incoraggiato i fan giapponesi a iniziare a includerla nelle convention degli anime.
Come doveva essere il cosplay in Italia?
Proprio come lo si immagina negli altri stati, non è altro che una persona amante di un personaggio che finalmente lo può diventare per una giornata o due alla manifestazione dedicata.
Ovviamente sapendo che sarà vittima di critica e di molte persone incuriosite benevolmente all’abbigliamento adottato.
Questi giorni dovrebbero essere per lui un metodo per passare dei momenti nei panni del suo personaggio preferito e in contemporanea portare un po’ di magia alla manifestazione.
Ma come sapete spero, la magia ha due forze inconfutabili, e a volte, una varia nell’altra, in questo caso possiamo dire che la magia bianca e tramutata in quella nera.
I cosplay in Italia oggi
Le fiere cosplay andrebbero chiuse, perlomeno controllate, vista la situazione attuale.
Innanzitutto le persone in questo mondo non portano personaggi di fantasia a cui sono affezionati, ma solo quelli che più gli comoda per vincere delle gare.
Nella mia esperienza ho visto dei cosplayer del Team Rocket che non conoscevano i Pokémon e una cosplayer di Monster Hunter Freedom che non ha mai giocato al videogioco.
Non è così grave come il resto che vi sto per elencare, ma è già questo un cambio direzionale da quello che è il cosplay.
Dalle prime fiere a cui ho partecipato, vedevo tanti fotografi di mezza età, che con foga fotografavano solo le ragazze in cosplay, queste infatti assecondavano il macabro fotografo in fiera, stranamente, almeno per me ignorante e agli inizi.
Così scopro anni dopo, che appunto l’obbiettivo di quei cosplayer era di trovare nuovi clienti su siti destinati a un pubblico adulto, infatti il biglietto da visita veniva dato proprio dalla persona in costume.
In questi anni, i fotografi sono ovviamente quadruplicati e le ragazze per la maggiore portano sempre cosplayer che necessitano di pochissimo costume e fantasia.
In mezzo a queste lavoratrici e lavoratori, giovani cosplayer che non sanno che questo succede, con genitori ignari che stimolano questa passione trasgressiva e sessuale.
I cosplay in vendita nel web
Se inseriamo la parola cosplay sul motore di ricerca sarà difficile capire dove cliccare, metà del materiale che troviamo e destinato alla vendita di contenuto per adulti.
Se cerchiamo lo stesso termine sulla barra di ricerca Facebook, usciranno al 99% ragazze in cosplay con i vari link di pagamento per avere in cambio foto, video o dirette live private, ovviamente avete capito di che stiamo parlando.
Quindi il cosplay, prende una piega diversa, non sto dicendo che è sbagliata, ma è camuffata da un mondo di divertimento e passioni.
Perché le fiere cosplay andrebbero chiuse per questo?
Perché i più giovani appassionati, si ritroveranno entro pochi anni a prostituirsi in web o a fotografi in privato, vedendo il tutto come parte della passione.
Andare in fiera vuol dire assistere a un sacco di persone che pubblicizzano la loro attività sessuale con bigliettini contenenti link di Instagram magari, poi su questo social in Bio troviamo altri link più sommersivi.
Anche su Instagram infatti quasi il 95% dei cosplayer (maggiormente di sesso femminile) hanno in descrizione link per varie tipologie di servizi erotici.
In Italia abbiamo fiere aperte a tutti che portano a questo, camuffando il tutto con videogiochi e fumetti che nessuno, proprio nessuno da importanza.
È un enorme favoreggiamento a una specie di prostituzione online!
L’aggressività dei cosplayer
Forse per colpa delle gare che non so come mettono una forte ansia alla persona in costume carnevalesco, forse chi entra in questo mondo è già pronunciato in questo tipo di atteggiamento, ma alla fine il risultato è violenza, molta aggressività.
Ma attenzione che sanno bene di non avere i superpoteri, quindi in fiera quando li vedrai non avere paura, asseconderanno i tuoi selfie e sorrideranno a comando, le vicende di violenza vengono alla luce proprio come quelle sessuali, online.
Mai provato a criticare un cosplayer nei social? Mai provato a dire il tuo pensiero sul mondo cosplay online? Beh si salvi chi può, il fenomeno shit-storm, potrebbe chiamarsi cosplay-storm.
Questi personaggi che hanno il tempo di crearsi ali glitterate durante la settimana, diventano dei demoni che oltre a offendere, chiamano altri seguaci del cosplay in aiuto, creando una vera e propria azione punitiva organizzata nei tuoi confronti.
Cercheranno informazioni su di te, offenderanno la tua persona, il tuo lavoro, la tua famiglia e tra loro si scambieranno dati: l’anno scorso si sono condivisi in centinaia il mio indirizzo di casa.
Fortunatamente non ho paura di code di gomma e uomini che indossano costumi di carnevale in pieno agosto, soprattutto se mi venissero davanti casa con delle spade glitterate no? Come ho detto, la violenza è solo a distanza di sicurezza, ma è sempre un attacco che può nuocere.
Il bullismo online ha creato più vittime di quello fisico!
Ecco perché le fiere cosplay andrebbero chiuse!
Volete veramente andare con la vostra famiglia all’interno di una fiera dove tutti pubblicizzano il loro corpo per venderlo online? Stare in mezzo a tanti bei personaggi in maschera che passano giornate a creare male nei social ai poveri malcapitati?
Ultimamente abbiamo sentito d’Impersonator che allungano le mani durante i selfie con le ragazze e gli stessi difesi da altri cosplayer perché c’è di mezzo la stessa passione.
Ah si gli Impersonator, sono i vecchi sosia, sapete quelle persone che sembrano la parodia di attori famosi? Beh hanno trovato un altro termine, ma sono sempre gli stessi fenomeni che si fanno un minimo (quasi impercettibile) di fama grazie a un “chè” di assomigliante con qualcuno.
Veramente accettate che i vostri figli entrino a conoscenza di questo mondo?
Ho visto molti genitori spronare il figlio o la figlia a diventare cosplayer, magari per qualche 50 euro in premio alle gare vero? Proprio così insegnate che per guadagnare bisogna esibirsi, poi magari vi voltate dall’altra parte quando si esibiscono per uomini malati ma paganti!
Le fiere cosplay andrebbero chiuse o chiamate per quelle che sono, facendo entrare solo visitatori di maggiore età per esempio!
Andrebbe messa più sicurezza ai partecipanti delle gare, controllando che non siano cosplay a fondo sessuale, altrimenti come ho detto è istigazione alla prostituzione online.
Premetto
Che mi batterò perché questo avvenga, maggiori controlli, consapevolezza degli organizzatori, spiegando alle persone, ai visitatori cosa stanno andando a vedere.
Cercando di allarmare i genitori su quello che è il pericolo per i propri figli.
Se sei un cosplayer e non ti indentifichi in questo articolo, aiutami a combattere, facendo tornare il mondo del cosplay a quello che avrebbe sempre dovuto essere! Oppure offendimi e unisciti alla massa!
Gli organizzatori di queste fiere, per la maggiore almeno, sanno cosa stanno facendo, ma il guadagno supera la moralità, quindi si chiude più di un occhio.
Starebbe proprio ai cosplayer, quelli che tengono alla vera tradizione, far aprire gli occhi e far riprendere la giusta direzione a una passione che presto sarà VM18!
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