La tormentata vicenda di una studentessa di psicologia di Torino, che si è prostituita per sostenere la sua dipendenza da crack, è stata portata alla luce da ‘La Repubblica’.
La sua confessione è un freddo promemoria del potere della droga: “Studiavo psicologia e mi prostituivo per pagare il mio vizio del crack. Uso ancora droghe. È così che va con il crack; ti assorbe i pensieri, e ne vuoi sempre di più. Per il crack, avrei fatto qualsiasi cosa, anche per 5 euro.”
La sua testimonianza in aula riguardo la rete di prostituzione e spaccio operante fuori da una ‘casa del fumo’ a soli cento metri dalla Dora è durata 4 minuti, rivelando un quadro desolante della sua vita compromessa “a causa della droga”, motivo per cui ha abbandonato gli studi due anni dopo aver denunciato l’accaduto.
Il racconto prosegue con parole di riluttanza e disperazione: “Non mi piace prostituirsi. Non mi piace l’atto sessuale, ma quando fumo il crack ne voglio sempre di più. E se non ne ho, se non me lo danno subito, perdo la testa. Per questo lo faccio. A quelle feste ci sarei andata comunque, perché per il crack faccio qualsiasi cosa”.
La studentessa ha aggiunto che era spesso invitata a feste dove le veniva offerto crack da fumare, e altre volte si presentava con i propri clienti. “Era Monique che mi invitava a queste feste. Anche Monique partecipava ai festini, facendo uso di crack,” ha detto, sottolineando come il desiderio incessante di crack la spingesse a frequentare ambienti pericolosi.
Interrogata sulla disintossicazione, ha risposto con una nota di speranza ma anche di realismo: “Stiamo di nuovo lavorando per disintossicarmi, ma sono solo all’inizio. Dovrei andare in psichiatria. Non ci sono ancora andata. Ho la stessa mentalità di allora, non è mai cambiata”.
La “casa del crack” scoperta a Torino in via Urbino, nel quartiere Aurora, è diventata simbolo di una piaga urbana che ha visto coinvolte studentesse universitarie, lavoratrici e madri, tutte vittime della dipendenza da crack.
Il processo scaturito da indagini approfondite condotte dai Carabinieri si è concluso con l’assoluzione dei due presunti complici di Monique, una transessuale condannata in abbreviato a 2 anni e 8 mesi di reclusione più una multa di 3mila euro per sfruttamento della prostituzione. Nonostante ciò, il dibattito sulla gestione della dipendenza da crack e sulla protezione delle sue vittime rimane aperto e pressante.
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