La mia storia non è solo un racconto di successo su YouTube, ma anche un viaggio attraverso le ombre più oscure dell’essere umano.
Sono Donovan Rossetto, su Youtube conosciuto come “Io Sono Anonimo“, dove ho scelto di esporre i problemi legati a una malattia che io stesso ho scoperto e denominato “Youtuberite”.
Questa condizione, che evidenzia le sfide psicologiche incontrate dagli youtuber, è diventata il fulcro della mia missione: sensibilizzare il pubblico su un tema trascurato e spesso sminuito.
Tuttavia, la mia iniziativa di sensibilizzazione non è stata accolta con il supporto e l’empatia che avrei sperato. Al contrario, ho subito attacchi maniacali: chiamate sul posto di lavoro, aggressioni alla mia etnia, diffamazioni, minacce di querele e di violenza fisica. Questi attacchi non si sono limitati a me; amici, parenti e perfino i miei figli sono stati coinvolti in questo vortice di odio, costretti a fronteggiare una realtà che nessuno dovrebbe mai sperimentare.
Cercando di comprendere il perché di tali azioni, non posso fare a meno di riflettere sulle dinamiche dello stalking che ho analizzato in precedenza. La natura delle aggressioni che ho subito rispecchia la definizione più oscura di stalking: un comportamento indesiderato e intrusivo, alimentato da un’intensa ossessione per la vittima. Ma perché io? Perché la mia missione di sensibilizzazione è stata interpretata come una minaccia tanto grande da scatenare una simile reazione?
Le motivazioni dietro lo stalking sono complesse e spesso radicate in una ricerca distorta di potere, controllo o in un malinteso senso di connessione. Forse, nel mio caso, la rivelazione della Youtuberite ha toccato delle corde sensibili, sfidando le percezioni comuni o minacciando l’immagine che alcuni desiderano mantenere del mondo degli youtuber. Oppure, potrebbe essere l’effetto di una cultura online che, in alcuni angoli oscuri, promuove l’aggressività e la deumanizzazione di chi osa esprimere idee nuove o divergenti.
Questa esperienza mi ha costretto non solo a intraprendere azioni legali per proteggere me stesso e i miei cari, ma anche a cercare supporto medico per affrontare l’impatto psicologico di queste aggressioni. La lotta contro lo stalking e l’odio online è una battaglia impegnativa, che richiede risorse, resilienza e, soprattutto, la consapevolezza che nessuno dovrebbe affrontarla da solo.
Attraverso la mia storia, voglio inviare un messaggio chiaro: lo stalking e le molestie online sono realtà tangibili e dannose, che possono lasciare cicatrici profonde. È fondamentale parlare, cercare aiuto e sostenersi a vicenda. La mia battaglia contro la Youtuberite e lo stalking è lontana dall’essere un caso isolato; è un riflesso di una sfida più ampia che affrontiamo come società digitale.
È ora di riconoscere il problema, affrontarlo con determinazione e lavorare insieme per creare un ambiente online più sicuro e rispettoso per tutti.
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