In un tranquillo angolo della provincia di Pordenone, dove un tempo prosperava l’attività di un calzolaio, è stata scoperta una moschea operante senza le dovute autorizzazioni a Casarsa.
La notizia ha rapidamente attirato l’attenzione sulla piccola comunità, dove un susseguirsi di frequentazioni insolite ha destato curiosità e preoccupazione tra i residenti.
“Scusi, sa dirmi dove posso trovare la moschea per un momento di preghiera?” è la domanda che ha svelato l’esistenza di questo luogo di culto inaspettato. Indicato discretamente da un passante, l’ingresso, celato dietro a fogli di giornale appiccicati su una porta, conduce in quello che un tempo era il laboratorio di un calzolaio. Questo spazio, ora trasformato, riesce ad accogliere fino a una trentina di fedeli nei momenti di maggiore affluenza.
Nonostante sia divenuto un punto di riferimento per la comunità islamica locale, la struttura solleva questioni non soltanto di natura politica o religiosa, ma soprattutto legate alla sicurezza. La legge infatti prevede criteri specifici per la definizione di un edificio come luogo di culto, criteri che questa moschea “clandestina” non rispetta, trovandosi in locali concessi a un’associazione culturale, la quale non avrebbe l’autorizzazione per svolgervi attività di preghiera o simili.
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