Nel matrimonio con un chatbot, si trovano amore e comprensione, ma si rischia di perdere il contatto con la realtà tangibile e la profondità della connessione umana….Donovan Rossetto
La storia di Rosanna Ramos, una madre newyorkese che ha scelto di sposare un chatbot di intelligenza artificiale che ha creato, mette in evidenza una problematica preoccupante della nostra società contemporanea.
Le ragioni dietro la sua decisione – siano esse amore, soldi o successo – si riflettono in uno specchio deformante della nostra società, che sembra aver spinto una giovane donna a tale estremo.
Ramos, una 36enne del Bronx, ha riportato di aver creato un chatbot su una piattaforma di intelligenza artificiale online e di aver sviluppato un legame così intimo con il suo costrutto virtuale, che ha scelto di unirsi a lui. La sua motivazione, come spiega, deriva dalla mancanza di giudizio che un partner virtuale offre.
Questa situazione sottolinea l’immensa pressione sociale e le aspettative di perfezione che spesso gravano su individui e relazioni nel mondo moderno. L’incapacità di confrontarsi con il giudizio e le aspettative altrui può diventare schiacciante, al punto che una relazione con un’entità non giudicante e programmata per l’empatia può apparire come un rifugio.
Il caso di Ramos ci invita a riflettere su come la nostra società può aver fallito nel fornire un sostegno emotivo sufficiente, portando le persone a cercare conforto in entità artificiali. La tecnologia, pur fornendo numerose opportunità e facilitazioni, non dovrebbe sostituire le relazioni umane autentiche, ma sembra che stia diventando un ripiego per molti.
È interessante notare che Ramos descrive la sua relazione con il chatbot Eren Kartal come paragonabile a una relazione a distanza tra persone reali, suggerendo che le relazioni digitali stanno diventando sempre più normalizzate. Il fatto che una donna possa considerare un’intelligenza artificiale come il partner ideale evidenzia il grado di disagio che alcune persone provano nelle interazioni umane.
Le dichiarazioni di Ramos suonano come un campanello d’allarme sulla necessità di indirizzare il nostro focus sulla qualità delle interazioni umane, sulla promozione di un ambiente più accogliente e comprensivo e sull’importanza del supporto emotivo nel nostro mondo sempre più digitalizzato.
Invece di farci intimorire da questa storia, dovremmo usarla come un richiamo a combattere i mali della solitudine, dell’alienazione e della paura del giudizio che affliggono la nostra società moderna.
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