Dicembre 12, 2024

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Telegram non è più un rifugio sicuro per attività illegali: il caso Werwolf

Finalmente, Telegram, spesso percepito come uno spazio impenetrabile per attività illecite, si dimostra un alleato nella lotta al crimine, fornendo dati utili alle indagini.

Questo cambio di rotta è stato decisivo nell’operazione che ha portato a smantellare un’organizzazione suprematista e neonazista nota come Werwolf Division, attiva sia online che offline.

L’operazione e i risultati

L’inchiesta, diretta dalle Direzioni distrettuali antiterrorismo delle Procure di Bologna e Napoli, con il coordinamento della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, ha portato a 12 arresti e 25 perquisizioni in varie città italiane, tra cui Bologna, Milano, Palermo e Roma. Tra gli indagati, di età compresa tra i 19 e i 76 anni, alcuni erano già stati sottoposti a perquisizione nel 2023.

L’organizzazione, che si ispirava a ideali suprematisti e neonazisti, aveva obiettivi estremamente violenti, tra cui il sovvertimento dell’ordine democratico e la creazione di uno Stato etico autoritario. Attraverso la negazione della Shoah e l’apologia di teorie razziste, il gruppo progettava attacchi contro alte cariche dello Stato, tra cui il premier Giorgia Meloni, e contro altre personalità di rilievo, come un economista del World Economic Forum.

How to Play Werewolf in Telegram on iPhone: An Easy Guide

Telegram: uno strumento di propaganda smantellato

Il gruppo operava principalmente sulla piattaforma Telegram, con canali come “Werwolf Division Discussioni” e il successivo “Movimento Nuova Alba”, usati per diffondere propaganda e coordinare attività illegali. Grazie alla collaborazione della piattaforma con le autorità, gli investigatori hanno potuto accedere ai dati necessari per ricostruire la rete di connessioni e smascherare i membri.

Arresti e materiale sequestrato

Tra gli arrestati spiccano figure di vertice come Daniele Trevisani e Andrea Ziosi, attivi nel proselitismo e nell’istigazione alla violenza. Durante le perquisizioni, oltre a bandiere e simboli nazisti, sono state sequestrate armi da taglio e da fuoco.

Un nome rilevante tra gli arrestati è quello di Joe Fallisi, un 76enne tenore residente in provincia di Brindisi, accusato di essere l’amministratore di uno dei gruppi Telegram principali. Le accuse nei confronti dei membri includono associazione con finalità di terrorismo, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

Un piano di attentati sventato

Il gruppo non si limitava alla propaganda: progettava attacchi violenti, dimostrando un’organizzazione interna sofisticata, supportata sia da tecnologie avanzate che da incontri dal vivo. Gli obiettivi dichiarati includevano alti funzionari governativi e figure di spicco internazionali.

Questa operazione rappresenta un punto di svolta nella percezione di Telegram come piattaforma blindata. La collaborazione con le autorità è un segnale forte che dimostra come anche gli strumenti digitali possano diventare alleati nella lotta contro il terrorismo e l’illegalità.

“Chi si nascondeva dietro l’anonimato per colpire ora troverà la mia luce a svelare ogni ombra: inizia la mia guerra per la verità.”

Donovan Rossetto
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